1 Maggio 2024

Politici Condannati 2008

Ecco la lista dei politi con condanne presenti nel nuovo governo.

Politici Condannati 2008:

Massimo Maria Berruti (Popolo delle libertà – PDL)
Laurea in giurisprudenza, è stato inizialmente per un periodo capitano della Guardia di Finanza, nel nucleo speciale di polizia valutaria, incarico poi lasciato, dopo il 1985, anno in cui fu arrestato e indagato all’interno di una storia di tangenti (”scandalo Icomec”) ma che alla fine lo vide solo momentaneamente assolto, lavorando prima come commercialista, in seguito come consulente nella Fininvest di Silvio Berlusconi, dove si occupò di società estere e del Milan.
Per il lavoro svolto nel gruppo finanziario nel 1994 subì un arresto, relativamente all’inchiesta sulle tangenti alla Guardia di Finanza, venne accusato di favoreggiamento, di aver tentato di depistare le indagini, cercando di non far parlare i finanzieri arrestati sul caso riguardante la Fininvest. Dal processo ne uscì con inflitta una condanna a 10 mesi in primo grado, successivamente ridotta e venendo quindi ad una condanna definitiva di 8 mesi di carcere per favoreggiamento.

Vito Bonsignore (Unione dei Democratici Cristiani e di Centro – UDC)
2 anni definitivi per tentata corruzione dell’appalto ospedale di Asti

Mario Borghezio (Lega Nord)
Nel 1993 è stato condannato a pagare una multa di 750.000 lire perché responsabile di aver picchiato un bambino marocchino.
Il 19 ottobre 2005 è stato condannato in via definitiva a due mesi e venti giorni di reclusione, commutati poi in una multa 3.040 euro, perché responsabile dell’incendio, aggravato da finalità di discriminazione, appiccato ai pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto un ponte a Torino nel 2000.
Tra le sue “azioni” anche un’incursione su un treno fermo in stazione, durante la quale, con il sostegno di alcuni militanti leghisti, ha spruzzato disinfettante sulle poltrone dove erano sedute delle donne extracomunitarie.
Durante un intervento del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi al Parlamento Europeo si è reso protagonista, insieme ad altri parlamentari della Lega Nord, di una vivace contestazione contro l’introduzione dell’euro, (urlando la frase “Italia, Italia vaffanculo”) da lui considerata colpevole dello stato di crisi dell’economia italiana. Per questo motivo è stato fatto allontanare dall’aula.
La sera del 17 dicembre del 2005 balza alle cronache per un’aggressione subita in treno sulla tratta Torino-Milano per iniziativa di alcuni no-global e simpatizzanti dei centri sociali; Borghezio e i no-global avevano preso parte a due distinte manifestazione NO-TAV in Val di Susa. I carabinieri avevano sconsigliato in precedenza a Borghezio di salire su quel treno, considerandolo, per lui, poco sicuro.
A febbraio 2006 la situazione si ripete a Livorno, dove Borghezio stava tenendo un comizio organizzato dalla Lega Nord Toscana; fuori dalla sala civica si verifica un attacco congiunto di un centinaio di no-global e di frange estremiste degli ultrà livornesi respinto dalla forze dell’ordine. Un episodio molto simile si è verificato anche il 3 marzo successivo a Padova.
Il giorno 11 Settembre 2007 l’eurodeputato leghista è stato fermato dalla polizia prima di una manifestazione contro l’Islam a Bruxelles. Borghezio racconta di essere stato malmenato, prima di essere fermato insieme a un’altra ventina di persone. In realtà i fermati sono oltre 150, compresi il leghista, il leader e il presidente del partito fiammingo di estrema destra, il Vlaams Belang, Filip Dewinter e Frank Vanhecke. Tutti i fermati sono stati caricati su furgoni con i vetri oscurati e portati al Palazzo di Giustizia. Poco dopo le 18 Borghezio ha lasciato il palazzo di giustizia di Bruxelles. La manifestazione anti-Islam era stata vietata dal comune di Bruxelles, nonostante ciò gli organizzatori (riuniti dalla sigla Stop the islamization of Europe) avevano annunciato che l’avrebbero comunque attuata. Le autorità belghe hanno reagito con ampio utilizzo di forze dell’ordine, schierando agenti in assetto anti-sommossa e reparti a cavallo. Al contrario i manifestanti erano pochi, ancor meno i giovani, con indosso le magliette del movimento anti-Islam.

Umberto Bossi (Lega Nord)
Il 5 gennaio 1994, al processo Enimont Umberto Bossi ha riconosciuto la colpevolezza dell’amministratore del movimento Alessandro Patelli relativamente ad un finanziamento illecito ricevuto dallo stesso da parte di Carlo Sama della Montedison. Dopo aver restituito integralmente la somma di 200 milioni di lire, raccolti dalla base leghista, e dopo l’allontanamento dal partito di Patelli, è stato condannato con sentenza definitiva dalla Cassazione a 8 mesi di reclusione per violazione della legge sul finanziamento pubblico ai partiti.
Bossi è stato in seguito condannato per il reato di vilipendio alla bandiera italiana per averla in più occasioni, il 26 luglio e il 14 settembre 1997, pubblicamente offesa usando, nella prima occasione la frase “Quando vedo il tricolore mi incazzo. Il tricolore lo uso per pulirmi il culo”, nel secondo caso, rivolto ad una signora che esponeva il tricolore, Il tricolore lo metta al cesso, signora, nonché di aver chiosato “Ho ordinato un camion di carta igienica tricolore personalmente, visto che è un magistrato che dice che non posso avere la carta igienica tricolore”. Per la prima affermazione, Bossi è stato condannato il 23 maggio 2001 ad un anno e quattro mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena; il 15 giugno 2007 la Prima sezione penale della Cassazione, respingendo il ricorso presentato dalla difesa, lo ha condannato in via definitiva. Per il secondo evento si è ricorso alla Camera, nel gennaio 2002, che non ha concesso l’autorizzazione a procedere nei confronti di Bossi (allora ministro delle Riforme) per l’accusa di vilipendio alla bandiera, ma la Consulta ha annullato la delibera di insindacabilità parlamentare, nella sentenza 249 del 28 giugno 2006. All’inizio del 2006 la pena prevista per il reato di opinione è stata modificata, dall’originaria detentiva (che prevedeva fino a tre anni di reclusione), ad una pecuniaria (multa fino al massimo di 5000 euro). Bossi ha chiesto poi che anche la multa gli venisse tolta, in quanto europarlamentare, ma la Cassazione ha rigettato il ricorso confermando la condanna a pagare 3 mila euro di multa.
Il 29 Aprile 2008 Bossi ha dichiarato «Se la sinistra vuole scontri, io ho 300mila uomini. I fucili sono sempre caldi»

Giampiero Carlo Cantoni (Popolo delle libertà – PDL)
Inquisito per corruzione, bancarotta fraudolenta e altri reati, ha patteggiato pene per circa 2 anni di carcere e risarcito 800 milioni di lire.

Enzo Carra (Partito democratico – PD)
Il 19 febbraio 1993 viene arrestato durante l’inchiesta Tangentopoli. Il 4 marzo viene introdotto in aula in catene, verrà poi condannato in via definitiva a un anno e quattro mesi per false dichiarazioni ai pubblici ministeri sulle tangenti Enimont.

Giuseppe Ciarrapico (Popolo delle libertà – PDL)
Ciarrapico è stato nel 1974 condandannato dal pretore di Cassino, gli infligge una multa di 623.500 lire per aver violato per quattro volte la legge che tutela “il lavoro dei fanciulli e degli adolescenti”, sentenza confermata in Cassazione.
Condannato a quattro anni e mezzo di reclusione, ridotti in cassazione a 3 anni, per gli sviluppi della vicenda «Casina Valadier». Inquisito anche per lo scandalo della Safim-Italsanità, il 18 marzo 1993 viene spiccato nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare: entra a Regina Coeli il 21 marzo, insieme a Mauro Leone, figlio dell’ex Presidente della Repubblica e dirigente dell’AS Roma con la gestione Ciarrapico. I due vengono ricoverati nell’infermeria del carcere, mentre la società sportiva sprofonda nel caos. Il 24 aprile dello stesso anno a Ciarrapico vengono concessi gli arresti domiciliari.
L’11 maggio viene revocato il mandato di custodia cautelare ma la libertà è breve perché Ciarrapico è di nuovo arrestato e trasferito a Milano, con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti. Nel 2000, dopo sette anni, Ciarrapico viene condannato in via definitiva, tuttavia, in ragione della sua età, viene affidato ai servizi sociali.
Nel 1996 è condannato anche nel processo relativo al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, in primo grado a 5 anni e mezzo di reclusione, ridotti in appello a 4 anni e mezzo. Successivamente gli sono stati condonati 4 anni, e condannato a scontare gli ultimi 6 mesi in “detenzione domiciliare” per motivi di salute. La condanna è stata confermata dalla Cassazione. Non ha mai risarcito i danni alle parti civili cambiando continuamente residenza.

Marcello De Angelis (Popolo delle libertà – PDL/AN)
Condannato in via definitiva a 5 anni di carcere per banda armata e associazione sovversiva come elemento di spicco del gruppo neofascista Terza Posizione.

Marcello Dell’Utri (Popolo delle libertà – PDL)
False fatture e frode fiscale
Condannato in via definitiva per false fatture e frode fiscale a due anni e tre mesi di reclusione (patteggiando la pena ed usufruendo dello sconto di pena pari ad un terzo) a Torino

Tentata estorsione
È stato condannato in primo grado a Milano a due anni di reclusione per tentata estorsione ai danni di Vincenzo Garraffa (imprenditore trapanese), con la complicità del boss Vincenzo Virga (trapanese anche lui). Il 15 maggio 2007 la terza corte d’appello di Milano conferma la condanna a due anni.

Concorso esterno in associazione mafiosa
* Le indagini iniziano nel 1994 con le prime rivelazioni che confluiscono nel fascicolo 6031/94 della Procura di Palermo.
* Il 9 maggio 1997 il gip di Palermo rinvia a giudizio Dell’Utri, e il processo inizia il 5 novembre dello stesso anno.
* In data 11 dicembre 2004, il tribunale di Palermo ha condannato Marcello Dell’Utri a nove anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il senatore è stato anche condannato a due anni di libertà vigilata, oltre all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e il risarcimento dei danni (per un totale di 70.000 euro) alle parti civili, il Comune e la Provincia di Palermo.

Calunnia pluriaggravata
È stato imputato, e successivamente assolto, a Palermo per calunnia aggravata ai danni di alcuni pentiti. Secondo l’accusa avrebbe organizzato un complotto con dei falsi pentiti per screditare dei veri pentiti che accusavano lui ed altri imputati. Per questa accusa, il gip di Palermo dispose l’arresto di Dell’Utri nel 1999, ma il Parlamento lo bloccò.
Il giudici della quinta sezione di Palermo hanno assolto Marcello Dell’Utri, «per non avere commesso il fatto» in base all’art. 530, secondo comma del codice di procedura penale, dall’accusa di calunnia aggravata, era stato accusato di aver organizzato una combine con alcuni pentiti, per screditare tre collaboratori di giustizia che lo accusavano nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa. Era stato condannato in primo grado a 9 anni.
La Procura aveva chiesto una condanna di 7 anni.

Renato Farina (Popolo delle libertà – PDL)
La magistratura ha indagato sui rapporti da lui avuti con alcuni membri del Sismi (i servizi segreti militari). Farina ha confermato di fare parte del Sismi dal 1999. Nel giugno 2004, riceve da Pollari (l’allora direttore del Sismi), tramite Pio Pompa, l’ordine di recuperare da Al Jazeera le immagini dell’esecuzione di Fabrizio Quattrocchi ed è proprio in questa operazione che nasce il suo nome in codice: Betulla. Con il suo operato inoltre fornisce ai servizi segreti informazioni nelle mani dei pubblici ministeri sul rapimento della giornalista de il manifesto Giuliana Sgrena, tenuta prigioniera in Iraq dall’Organizzazione della Jihad islamica.
Il 2 ottobre 2006 l’ordine dei giornalisti lombardo lo sospende per un anno per aver pubblicato notizie false in cambio di denaro dal Sismi.
Nell’ottobre 2006 la Procura ne chiede la radiazione dall’albo dei giornalisti. Farina a novembre 2006 viene messo sotto scorta delle forze di polizia in quanto oggetto di intimidazioni anonime. Riceve nello stesso mese anche un finto pacco-bomba firmato Fronte Rivoluzionario per il Comunismo.
Nel dicembre 2006 il sostituto procuratore di Milano, Armando Spataro, ne chiede il rinvio a giudizio assieme ad altre 34 persone, nell’ambito dell’inchiesta sul rapimento dell’ex imam di Milano, Abu Omar. Trentadue di esse sono accusate di concorso nel sequestro. Renato Farina (accusato di aver organizzato una falsa intervista con i magistrati con il solo scopo di raccogliere informazioni sull’indagine) e i funzionari del Sismi, Pio Pompa e Luciano Seno, devono rispondere invece di favoreggiamento.
Nel febbraio 2007 ha patteggiato la pena ed è stato condannato a sei mesi di reclusione. La pena è stata immediatamente commutata in una multa di 6.800 euro.
Farina ha riconosciuto le accuse di favoreggiamento mosse a suo carico e, nel corso degli interrogatori, ha ammesso di essere stato pagato ripetutamente dal SISMI per le sue attività e di aver ricevuto pressioni da Pollari e Pompa per reperire informazioni sulle indagini in corso sul sequestro di Abu Omar.

Giorgio La Malfa (Popolo delle libertà – PDL)
Nell’ambito del “processo Enimont”, ha subito una condanna definitiva a 6 mesi e 20 giorni per finanziamento illecito.

Roberto Maroni (Lega Nord)
È stato condannato in via definitiva a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale. Il reato contestato è stato commesso in Milano il 18 settembre 1996 durante una perquisizione disposta dal Procuratore della Repubblica di Verona nei confronti di tale Marchini Corinto, e poi estesa ad un locale ritenuto nella disponibilità del predetto presso la sede federale di Milano della Lega Nord per l’indipendenza della Padania. Maroni ha riportato ferite cercando di difendere col proprio corpo, assieme ad altri leghisti, i locali dalla perquisizione.

Domenico Nania (Popolo delle libertà – PDL)
Condannato in via definitiva per lesioni volontarie personali, per scontri politici negli anni universitari.

Antonino Papania (Partito democratico – PD)
Nel 2002 è stato condannato per abuso d’ufficio, perché scambiava regali con assunzioni.

Giuseppe Naro (Unione dei Democratici Cristiani e di Centro – UDC)
Condannato in primo grado a 3 anni e in Cassazione a 6 mesi definitivi di reclusione (erano 3 anni in
primo grado) per abuso d’ufficio nel processo per l’acquisto con denaro pubblico di 462 ingrandimenti fotografici, alla modica cifra di 800 milioni di lire.

Salvatore sciascia (Forza Italia – FI)
condannato definitivamente a 2 anni e 6 mesi per aver corrotto alcuni ufficiali e sottufficiali della Guardia di finanza.

Antonio Tomassini (Forza Italia – FI)
Medico chirurgo, condannato in via definitiva dalla Cassazione a 3 anni per falso.

Rif.: VNTRP1E565BA1